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La Russia punta sulle piccole imprese

Da una parte il mercato interno che stenta a uscire dalla crisi nella quale si è avvitato ormai da parecchi anni. Dall’altra un paese in forte crescita come la Russia,che rispetto ad altri mercati emergenti ha dalla sua la stabilità politica e la relativa vicinanza all’Italia. Basta questo a spiegare perché un numero crescente di Pmi italiane cerca spazi nella Federazione. Anche se la strada è irta di ostacoli per realtà che non hanno ancora dalla loro la capitalizzazione e le risorse umane delle organizzazioni più grandi.
Gourmet d’Italia rappresenta un caso di evoluzione di business legato alle tendenze del mercato. L’azienda marchigiana, attiva da due anni nel settore alimentare con le divisioni produzione e commercializzazione di eccellenze enogastronomiche italiane e cibi pronti, aveva iniziato negli anni novanta con l’Export di calzature. “Siamo partiti prendendo accordi con i tour operator russi che portavano da noi piccoli imprenditori interessati ad acquistare calzature all’ingrosso e poi vendere al dettaglio nella Federazione – racconta Giuseppe Cinesi, socio e delegato per l’internazionalizzazione di Gourmet d’italia – e il problema principale sono sempre stati i visti. Con il tempo le calzature sono diventate una merce imitabile, così abbiamo aperto Gourmet d’Italia perché il settore dell’agroalimentare è il vero Made in Italy che non può essere prodotto all’estero: i prodotti della terra sono autentici e questo i clienti russi lo sanno e lo apprezzano”. L’azienda punta ora ad abbinare il viaggio con corsi di cucina o sommelier.
Restando nel settore, è recente l’espansione di Colussi che però ha adottato una strategia diversa. Nel 2009 l’azienda veneta di prodotti alimentari ha avviato una joint venture con la società russa Infolink, il maggiore distributore di pasta nella Federazione, per la creazione di CI Group, accrescendo la posizione del gruppo nel mercato russo e in quelli limitrofi.
Anche l’industria meccanica italiana è molto interessata alla Russia. “Sebbene le procedure per le merci siano molto complesse – spiega Antonio Dordoni, direttore commerciale di Jobs Automazione - soprattutto per noi che siamo soggetti a licenze di esportazione per la particolarità dei nostri macchinari”. L’azienda di Piacenza produce centri di fresatura di alta precisione per l’aeronautica e il settore automobilistico e annovera tra i suoi principali clienti Alenia, Augusta Westland, Boeing e Fors. Entrata nel mercato russo circa sei anni fa, Jobs ora può contare su un collaboratore del posto che in loco lavora quasi a tempo pieno per la loro promozione e si occupa anche dei servizi di assistenza per i macchinari.
Secondo il Russian State Statistics Service (Rosstat), nel 2010 le Pmi russe attive sul territorio erano 3,2 milioni, a fronte dei 3,8 milioni di small business presenti in Italia. Sarà stato anche per questi imprenditori che la OJsc Sme Bank (ex Banca dello sviluppo russo) ha implementato un programma di supporto finanziario per le Pmi nella Federazione. Intanto il governo di Mosca ha varato una serie di norme per ridurre le barriere amministrative e doganali e introdurre sistemi di fiscalità agevolata.
L’azienda fiorentina Arteluce, che produce lampade, lampadari e complementi d’arredo, esporta da quattro anni in Russia rifornendo piccoli negozi e architetti. Impresa familiare con dieci operai, si è fatta strada nella Federazione partecipando alle Fiere internazionali, soprattutto a Milano e in Germania, prendendo direttamente contatto con gli acquirenti e sviluppando poi una versione in russo del suo sito Internet. Finora non ha mai incontrato particolari problemi in terra russa e questo la porta progettare un’ulteriore espansione negli anni a venire.


IL PARERE DELL’AVVOCATO

“La Russia è molto interessante per le Pmi italiane in cerca di nuovi sbocchi a fronte di un mercato interno alle prese con la stagnazione, ma va approcciato con cura”. Cristina Fussi, partner di De Berti Jacchia Franchini Forlani, vede così lo scenario per le aziende che stanno programmando una presenza nella Federazione. Lo studio legale italiano è presente a Mosca dal 1995, con un team di 16 professionisti.
Quali sono gli step da seguire per investire in Russia ?
A grandi linee non sono molto diversi da quelli di altri paesi, ma occorre fare i conti con le differenze culturali di una realtà per molti aspetti diversa dalla nostra.
Quanto pesa la burocrazia?
Molto, ma l’Italia su questo terreno non se la passa meglio. Chi decide di investire nella Federazione deve sapere che non può aspettarsi un costo del lavoro sensibilmente inferiore a quello italiano. Quindi ha senso programmare una presenza diretta in loco solo se punta a servire il mercato locale, che cresce a ritmo sostenuto.
Qual è il trattamento riservato alle aziende straniere?
La situazione è migliorata negli ultimi anni perché le autorità sono interessate a importare competenze e tecnologie dall’estero. Il mio consiglio è di prendere in considerazione le opportunità offerte dalle zone economiche sociali, che prevedono una fiscalità sul reddito d’impresa compresa tra il 15 e il 16 per cento contro il 20 per cento applicato alle aziende russe. A questa facilitazione si aggiungono coefficienti speciali per le quote di ammortamento e l’esenzione totale in dogana per le merci provenienti dal resto del territorio russo.
Quali sono i requisiti di accesso a queste aree?
Occorre presentare un business plan, che va poi discusso con il Ministero dello Sviluppo Economico e con le autorità locali. L’accesso agli sgravi fiscali e doganali è subordinato all’impegno a realizzare impianti produttivi, ad assumere un certo numero di dipendenti locali e a verifiche periodiche sul rispetto di quanto dichiarato nel piano.
 (da Russia Oggi – 11 Giugno 2012)
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