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Il Marocco chiama l’Italia
L’agricoltura marocchina bussa alla porta dell’agroindustria italiana
Dieci milioni di ulivi, mandorli, frutteti, viti e agrumeti da piantare ogni anno, sino al 2020, pronti a ridimensionare il deserto e a scalzare gran parte del milione di ettari attualmente coltivati a frumento.
E lo fa con un insieme di incentivi, opportunità di investimento e finanziamenti pubblico-privati di tutto rispetto che il Ministro dell'Agricoltura marocchino, Mohammed Aziz Akhannouch ha di recente illustrato nei dettagli.
Il piano"Marocco verde" prevede un investimento iniziale di più di 200 miliardi di dirham (ben 18 miliardi di euro), che entro il 2020 punta a ristrutturare il comparto agricolo, aumentando la quota di frutteti e vini a parziale discapito del grano, ma soprattutto a sviluppare un'industria agroalimentare creando 1,5 milioni di posto di lavoro.
Per realizzare ciò il Marocco prevede un incremento esponenziale del fabbisogno di sementi e di quello di concimi.
Dalle sementi geneticamente migliorate a fertilizzanti di ultima generazione, sino ai sistemi di pompaggio e di irrigazione a goccia più intelligenti per rendere più efficiente la distribuzione dell'acqua. Per fare il salto di qualità al Marocco serve la tecnologia che l'Italia può offrire. Anche nella fase post-raccolta, dalle celle frigorifere alla trasformazione dei prodotti. Parallelamente si apre il mercato per il trattamento e la gestione dei derivati/scarti della produzione agricola che, se opportunamente lavorati, possono trasformarsi in energia pulita.
Dal 1° marzo, la Ue ha approvato un accordo di libero scambio con il Marocco che liberalizza gradualmente il commercio di prodotti agricoli e di pesca e prevede l'aumento delle quote di scambio per una serie di prodotti.
Il Marocco offre alle Società estere che vogliono investire nel Paese una serie di benefici quali l'esonero sia dall'imposta sulle società che da quella generale sul reddito (ossia le corrispondenti delle nostre Ires e Irpef) e viene applicato solo un minimo dazio all'importazione di materiale utilizzato per l'agroindustria del 2,5% (non è soggetto a Iva). E aiuti di Stato: contributi tra l'80 e il 100% per i progetti di irrigazione e dal 30 al 70% sui materiali agricoli, dal 30 al 50% per chi apporti miglioramenti alla proprietà fondiaria, il 10% anche per le celle frigorifere. Inoltre, incentivi sono previsti per la razionalizzazione delle filiere agricola e dell'allevamento. Nel progetto è schierato l'intero sistema bancario marocchino e per alcuni tipi di coltivazioni è possibile assicurarsi verso altrettante tipologie di rischio climatico.
(da Il Sole 24 Ore Online – 13 giugno 2012)
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